Trittico

Luca 16, 1-9

Un certo uomo era ricco, ma forse non lo era più di tanto, a causa di un economo che lo impoveriva; se la storia finisse qui sarebbe proprio la parabola giusta che ritorna ciclicamente ogni tre anni e trova puntualmente amministratori disonesti (quasi sempre politici!) da bacchettare.

Ma è il seguito che rende inservibile questa parabola per le strane conclusioni che fa questo strano ricco che non è sicuramente stolto come le figure che lo affiancano.

È un ricco che non appare rinchiuso nella torre d'avorio della sua ricchezza: ha degli amici che lo frequentano e gli danno dei consigli, ma soprattutto ha un economo che gli permette di non occuparsi della sua ricchezza, neppure se deve demolire i granai troppo grandi per costruirne di più piccoli. É fortunato: ha un economo che disperde le sue ricchezze e non deve neppure chiedersi “Cosa farò?”.

A pensarci bene ricorda il padre della parabola precedente anche se di lui non si dice che era ricco ma solo che aveva due figli; eppure ricco, e molto, doveva esserlo, anche dopo che il figlio minore gli ha sperperato parte del patrimonio.

Dal padre dei due figli deve avere assimilato anche la noncuranza per il patrimonio dato che non vigila in prima persona sullo stato di salute delle sue sostanze ma lascia che siano altri a metterlo sull'avviso che la gestione del suo patrimonio è abbastanza allegra.

Però, una volta informato, fa sul serio! Non delude gli amici, quelli a cui il patrimonio stava veramente a cuore; e qui il pensiero torna alla parabola precedente, a quel bravo figliolo con la testa sul collo che evitava le feste con gli amici per non disperdere neanche una briciola del patrimonio.

Interessante: da una parte un padre tra due figli e dall'altra un ricco signore che si barcamena tra gli amici e un economo; uno dei figli con la fissa del patrimonio e gli amici pure … il figlio debosciato e l'economo malandrino a disperdere invece (utilizzano entrambi lo stesso verbo: diascorpizein) quello che altri hanno messo insieme e salvaguardato. Il copione è lo stesso come simile è lo scandalo che suscitano il padre e il padrone delle ricchezze quando si squagliano di commozione al ritorno del figlio o si sperticano in lodi per l'economo senza tenere minimamente in considerazione i danni che questi hanno prodotto al patrimonio.

Sullo sfondo appare un Dio riconoscente per l'operato di chi ha distribuito il suo patrimonio; ogni ricchezza che genera amicizia è ben spesa, anche se in vista di un tornaconto personale!

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