Marco 6-1

Gesù a Nazareth

Quando parlava Gesù lo faceva con autorità; non diceva "Dio, forse, è così ..." ma "Il Regno di Dio è come ... è simile" e con queste similitudini tratteggiava il volto di un Padre vicino ai poveri, agli umili, agli affamati, agli assetati di giustizia, agli ultimi: un Dio alla portata di tutti e non solo delle persone moralmente ineccepibili. Questo parlare scandalizzava tante persone perbene ma mandava in visibilio il popolino che parteggiava per lui e lo seguiva ovunque si spostava al punto che risultava sempre più difficile trovare un luogo deserto dove poter riposare. Nella sua patria le cose si complicano perché qui tutti sapevano chi era, conoscevano il suo entroterra familiare, il suo lavoro; i nuovi panni del predicatore "con autorità" potevano apparire posticci in uno che aveva ancora nelle mani le tracce del lavoro da carpentiere e che fino allora era apparso come un normale paesano dedito alle occupazioni di tutti i giorni in tutto simile ai suoi fratelli. E si scandalizzavano di lui. Tra lui e i suoi compaesani si ergeva il diaframma della normalità: col parlare di Gesù il Dio trascendente, l'"Altissimo" diventava "Il Dio della porta accanto" ... "Il Dio come uno di noi". E si scandalizzavano come ci scandalizzeremmo noi se qualcuno ci presentasse un Dio impelagato nella normalità, nel vivere quotidiano, astratto dagli ori e gli incensi delle cattedrali. Il dramma di Dio è proprio questo: non essere capito nei luoghi saturi di simboli religiosi, nei territori con salde radici cristiane, nei templi dedicati a lui. E si meravigliava della loro incredulità. Non tutti però: c'è sempre e ovunque qualcuno che accetta di farsi guarire da lui.

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